A tavola siamo tutti fratelli!

Rubrica "Uno di noi": Francesco Aquila

Francesco
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Francesco Aquila, bellariese d’adozione, con la Puglia e la Romagna nel cuore, ha vinto l’ultima edizione di Masterchef. Questo importante riconoscimento ci ha permesso di conoscere la sua cucina, ma anche la sua personalità, la sua voglia di aprire nuovi orizzonti.

 


È vero. Desidero aprire nuove strade, avere sempre nuove sfide davanti. In fondo ho un posto sicuro come maestro di sala in inverno, allo IAL di Riccione, e uno
in estate, in un Hotel a Milano Marittima. Potrei sentirmi soddisfatto, ma cerco di più. Sempre.

 


Da cosa nasce questo desiderio?
Credo dalla mia storia. La mia famiglia ha lavorato sodo per tutta la vita. Mio padre faceva le stagioni qui in Romagna e, quando avevo quattro anni, ha deciso di trasferirsi con tutta la famiglia. Che la soddisfazione nella vita nasca da un continuo lavoro e dalla ricerca di migliorarsi, l’ho respirato da sempre. Così non mi accontento e sogno, e se devo sognare, voglio sognare in grande!

 


Qual è il tuo sogno?
Vorrei lanciare un brand. Un modo originale di fare cucina, che possa essere conosciuto nel mondo.

 


Da dove nasce la tua passione per la cura del cibo?
La passione per la cucina nasce da piccolino. Andavo in Puglia per gli eventi, i matrimoni, ed erano un modo bello per stare insieme a tavola. Il cibo unisce, seduti a
tavola si è tutti fratelli. Nel cucinare, poi, io credo molto nel dettaglio. Il dettaglio fa la differenza su qualunque cosa.

 


È anche quanto dici nel tuo libro appena uscito. A proposito, è andato in ristampa prima di uscire e siamo già alla terza edizione e si guarda alla quarta. Un successo!
Vero. Nel libro propongo ricette per una cucina quotidiana, snella, che tutti possono fare ma con grande attenzione ai dettagli.

 


Come definiresti la tua cucina?
I miei piatti sono molto legati alle origini ma aperti alla innovazione. C’è questa grandissima radice (romagnola e pugliese), il cuore non dimentica, ma poi si guarda
avanti. Non a caso il simbolo del mio libro è un albero, con solide radici. I rami però non si sa dove vanno, crescono liberi, pur ancorati a qualcosa di solido che li tiene in vita.

 


La Romagna è la tua terra di adozione. Come vedi la nostra riviera?
È una terra accogliente, dove si vive e lavora benissimo. Il nostro turismo però deve cambiare e su questo forse si deve accelerare. Io spero che questa crisi ci aiuti
a capire che occorre ancor di più puntare sulla qualità, magari rinunciando a qualche numero.

 


Raccontaci della tua attività di insegnante allo IAL. Come si correla con il tuo mestiere, in sala, e come con la tua passione per la cucina.
La scuola incide tanto. Io voglio comunicare ai ragazzi la mia passione, il mio gusto per il lavoro. E per questo chiedo a loro una risposta altrettanto intensa.

 


Come sono i nostri giovani?
Devono avere una figura vera davanti. Di fronte a un maestro che voglia loro bene ed abbia qualcosa da dire, rispondono in maniera eccezionale.

 


Infine Masterchef. Spesso la televisione è un mondo artificioso. Come lo hai vissuto?
I grandi personaggi di Masterchef, da Cannavacciuolo a Barbieri, sono persone eccezionali, che hanno sudato tanto per diventare grandi chef. Credo che si dovrebbe trovare il modo di far emergere di più questo aspetto. In ogni caso si parla di un’arte, la cucina, che è preziosa e in tanti è nato il desiderio di fare questa professione. Rispetto a tante altre trasmissioni, tanto di cappello a Masterchef!